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The Subtle Art of Not Giving a F*ck

by Mark Manson

Apologies, but this summary is currently available only in Italian.

Introduzione

Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose!
E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro?
Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!

- Luigi Pirandello

Ho da sempre pensato ciò che si intende dalla frase sopra: proverò a spiegarvi come sono cambiato da quando ho letto questo libro, ma so per certo che ciò che leggerete tra le righe di ciò che ho scritto dipenderà dal vostro modo di essere, dal vostro modo di pensare, e dalla vostra attuale situazione.

Non pretendo che capiate i concetti che proverò ad esprimere così come li intendo io, ma sono sicuro che ne svilupperete di vostri.

La maggior parte dei nostri problemi non sono problemi

Ho letto questo libro così tante volte da non sapere da dove cominciare a parlarne.

Se mi sforzo a pensare a una singola cosa che mi ha insegnato, è che sto troppo bene per lamentarmi dei miei problemi, e che spesso quei problemi non sono nemmeno problemi.

Penso, e so, che ognuno ha dei problemi, e che ognuno si lamenta di questi, finchè non scopre che sono tutti problemi futili (o meglio lo sono la maggior parte).

Certe volte, però, si scopre della futilità dei propri problemi quando ci hanno già consumato troppo.

Quella materia non mi va giù, non riesco a finire gli esercizi velocemente e questo mi innervosisce, questa è proprio una buona occasione per andare a bere un alcolico con un amico e parlargli di quanto pesante sia la mia carriera da studente di ingegneria e di quanto quella materia sia davvero austica. Cosa ci guadagno? Rabbia, insoddisfazione e pensieri negativi. Mi sfogo, non risolvo il problema, e continuo così giorno dopo giorno.

Spesso parlo con un caro amico delle materie complicate che stiamo seguendo all’università, alla fine concludiamo sempre il discorso ridendo e dicendo che, in fondo, stiamo giocando, e di quanto grati entrambi siamo di avere la possibilità di partecipare a questo gioco!

Quello della materia era veramente un problema?
Ho scelto di fare l’università che mi piace, ho l’enorme onore di studiare delle materie da docenti preparati e da libri scritti con accuratezza, e mi sto lamentando della difficoltà.

E’ più un essere viziati che un problema, e capita fin troppo spesso, almeno nella nostra cultura occidentale.

Ora, ecco il problema:
la nostra società, grazie ai miracoli della cultura del consumo e ai social media che ci ripetono di continuo che ehi-guarda-la-mia-vita-è-più-figa-della-tua, ha cresciuto un'intera generazione di persone convinte che avere queste esperienze negative - ansia, paura, senso di colpa eccetera - sia assolutamente sbagliato.

- Mark Manson

Rendermi conto che i miei problemi non sono problemi così grossi mi ha alleggerito parecchio, e mi fa vivere la vita rispondendo molto spesso “it is what it is” alle cose che non sono risolvibili. Ovvio, ci sono problemi e problemi, e so benissimo che alcune faccende possano essere davvero complicate e difficili da gestire anche emotivamente, quelli sono probabilmente i veri problemi di cui (se li avessimo) dovremmo preoccuparci: salute (nostra e dei nostri cari) e stato mentale.

Ma, concorderete con me, la maggior parte dei nostri problemi altro non sono che eventi, che dobbiamo apprezzare ed accogliere, in un flusso che chiamiamo "vita".

"Il mio fisico è orrendo, non riesco a guardarmi allo specchio, e la mia genetica è una m**da". Quante volte avete sentito persone dire frasi di questo tipo (e non fare niente per risolvere un problema estremamente comune e facile da risolvere)?

Eppure, questo è un problema? Sì, in fondo, è un problema, ma è un problema risolvibile, per cui non è un problema.

Nel mio modo di vedere le cose, ho capito che un problema è tale quando non vi è una soluzione o questa è davvero complicata da mettere in atto. Tutto ciò che prevede una soluzione non è un problema (sarebbe meglio identificare questa classe di problemi come risolvibili ma attualmente irrisolti. Però, per una questione di semplicità, trovo più utile definire così questi "problemi": non definendoli problemi).

La verità è che abbiamo troppi problemi che non sono problemi.
La vecchietta che perde tempo con le monetine in cassa quando noi abbiamo fretta: che sbatti!
Il turno infinito alle poste la mattina nella quale c'eravamo promessi di fare le cose in fretta: che sbatti!
Non si ferma qui. Siamo in ansia per qualcosa? Bene, pensandoci diventeremo ancora più in ansia per il solo fatto che siamo in ansia, e ancora e ancora.

Come si risolve questo problema di avere troppi problemi (futili)? Sbattendosene.
Che significa? Come si fa?

Non ho la risposta effettiva, o almeno non so esprimerla. Significa passarci su, e non “passarci su” e ripensarci, ma “passarci su” perchè è talmente un’idiozia che perchè mai dovrei fasciarmi la testa pensando a una minuzia tale?
Capisco che questo concetto non è semplice da assorbire (perchè penserai che i tuoi problemi siano più grossi di quelli degli altri) ma continuate a seguirmi.

Cambio di Prospettiva: scegli i tuoi problemi

Desiderare un'esperienza più positiva è di per sé un'esperienza negativa.
E, paradossalmente, accettare la propria esperienza negativa è di per sé un'esperienza positiva.

- Mark Manson

Voglio parlare dell'ultima citazione. Parlo spesso con degli amici, due fratelli, di quanto fortunati siamo ad avere ciò che abbiamo.

Mi trovo molto d'accordo con uno dei due quando dice che, profondamente, abbiamo davvero tutto. Non dovremmo avere il diritto di lamentarci di nulla, eppure lo facciamo. Perchè? Perchè in fondo l'essere umano questo è. Ma ciò non significa che non si possa combattere quest'istinto e rendersi conto, una volta per tutte, che "abbandonarsi" all'idea che si è così fortunati dal potersi permettere sia di scegliere quali problemi considerare, che dal poter considerare quei problemi quasi come dei "passatempi" o rompicapi da risolvere.

Insomma: diamo il giusto peso alle cose, e rendiamoci conto quanto sovrastimiamo l'impatto di un evento/una situazione nella nostra vita, definendolo/a problema.

Cito dal libro un grande passo, che mi ha più che impattato:

Questo libro ti aiuterà a pensare un po’ più chiaramente a quello che stai scegliendo di ritenere importante nella tua vita e quello che stai scegliendo di considerare ininfluente. Credo che oggi ci troviamo di fronte a un’epidemia psicologica, in cui la gente non è più consapevole che a volte va bene che le cose facciano schifo. So che questo discorso in apparenza suona intellettualmente pigro, ma giuro che è questione di vita o di morte. Perché quando crediamo che non vada bene che le cose a volte facciano schifo, cominciamo ad assumercene inconsciamente la colpa. Iniziamo a sentirci come se avessimo qualcosa di intrinsecamente sbagliato, il che ci porta a ogni genere di sovracompensazione, tipo comprare quaranta paia di scarpe o mandare giù uno Xanax con chaser di vodka il martedì sera o sparare a un autobus pieno di bambini.
L’idea di sbattersene è un modo semplice di riorientare quello che ci aspettiamo dalla vita e scegliere cosa è importante e cosa no. Sviluppare questa capacità porta a quella che a me piace considerare una specie di “illuminazione pratica”. No, non la stronzata magica e fatata che ci dovrebbe dare gioia eterna e portare alla fine di ogni sofferenza. eterna e portare alla fine di ogni sofferenza.
Al contrario, per me l’illuminazione pratica consiste nel cominciare ad accettare l’idea che un po’ di sofferenza è sempre inevitabile – che qualunque cosa tu faccia, la vita è costituita di fallimenti, perdite, rimpianti e anche morte. Perché una volta che inizi a sentirti a tuo agio con la merda che la vita ti tira addosso (e te ne tirerà tanta, fidati), diventi invincibile a una sorta di basso livello spirituale.
In fondo, l’unico modo di superare il dolore è imparare a sopportarlo.

Questo libro non t’insegnerà a ottenere o guadagnare qualcosa, ma piuttosto a perdere e lasciar andare.
T’insegnerà a fare l’inventario della tua vita e a liberarti di tutto tranne che delle cose più importanti.
T’insegnerà a chiudere gli occhi e confidare nel fatto che puoi cadere all’indietro ed essere comunque okay.

- Mark Manson

La Felicita nasce dalla risoluzione dei problemi

I problemi sono una costante nella vita.

Quando risolvi il problema di non trascorrere abbastanza tempo con
il/la partner scegliendo il mercoledì per la “serata degli appuntamenti”,
ne generi di nuovi, come dover decidere ogni mercoledì sera qualcosa da fare che
non risulti odioso a entrambi, assicurarti di avere abbastanza soldi per pagare cene decenti,
riscoprire la chimica e la scintilla che sentite entrambi di aver perso e sbrogliare
la logistica di come scopare in una vasca da bagno troppo piccola e strapiena di bollicine.

I problemi non finiscono mai; vengono solo sostituiti e/o potenziati.

- Mark Manson

Potrei fermarmi qui, sarebbe abbastanza per capire l'intero cambio di paradigma che mi ha indotto la lettura di questo libro, ma c'è sempre qualcosa di più.

La felicità nasce dalla risoluzione dei problemi.Felicità, serenità e soddisfazione sono concetti divisi da una linea sottile.
Sei soddisfatto quando risolvi un problema, e la somma di varie soddisfazioni rende un periodo della tua vita più felice di un altro.

Ma quando sei realmente felice? Forse mai, o forse sempre se ti rendi conto che non lo sarai mai, è il renderti conto che puoi solo tendere alla felicità senza raggiungerla che ti rende felice.
Molto leopardinano, vero?

Qualunque i nostri problemi siano, facili o difficili da risolvere, il concetto è lo stesso: risolvi il problema; sii felice.

Sfortunatamente, per molti, la vita non è così semplice. E questo perché mandiamo tutto a puttane in almeno uno dei due modi seguenti:

1. Negazione. Alcune persone negano proprio che questi problemi esistano. E siccome negano la realtà, devono costantemente illudersi o distrarsi da essa. Ciò può farli sentire bene nel breve termine, ma porta a una vita di insicurezza, nevrosi e repressione emotiva.

2. Mentalità da vittima. Alcuni scelgono di credere di non poter fare nulla per risolvere i propri problemi, anche quando in realtà sarebbe possibile. Le vittime cercano d’incolpare gli altri per i loro problemi oppure di dare la colpa alle circostanze esterne. Ciò può farli sentire meglio nel breve termine, ma porta a una vita di rabbia, impotenza e disperazione.
(Ricordo benissimo quella compagna di classe che ne inventava sempre una per giustificare il suo ritardo giornaliero di mezz'ora abbondante. Lei non lo sa, ma mi ha insegnato che non devo essere come lei.)

La gente nega e incolpa gli altri dei propri problemi per il semplice fatto che è facile e piacevole, mentre risolverli è difficile e fa stare spesso male. Forme di colpevolizzazione e negazione ci danno un’esaltazione immediata.

- Mark Manson

Sopravvalutiamo le nostre emozioni

Non ricordavo nemmeno di aver assorbito questo concetto da questo libro, ma ciò che importa è che l'ho fatto mio.

E' difficile accettare il fatto che le nostre emozioni non sono altro che impulsi elettro-chimici, nothing else.

Proprio come il dolore quando tocchiamo un fornello acceso ci insegna a non toccarlo più, la tristezza che proviamo sentendoci soli ci insegna a non fare cose che ci porteranno a sentirci di nuovo così.

- Mark Manson

Capire e applicare questo concetto non ti rende un robot apatico come potresti pensare, ma ti rende capace di capire che le tue emozioni hanno una funzionalità, e che per questo vanno ascoltate.
Le emozioni negtive, ad esempio, sono un chiaro richiamo all'azione. Quando le provi, significa che devi fare qualcosa, il tuo cervello è tuo amico e ti sta aiutando a capirlo tramite dei segnali!

Molte persone imparano a reprimere le proprie emozioni – soprattutto quelle negative – per vari motivi personali, sociali o culturali. Purtroppo, negare le proprie emozioni negative significa negare molti dei meccanismi di feedback che ci aiutano a risolvere i problemi.

- Mark Manson

Ma poi ci sono anche quelli che s’identificano troppo con le loro emozioni. Tutto è giustificato per il semplice fatto che è quello che provano.
«Oh, ti ho rotto il parabrezza, ma ero proprio arrabbiato; non ho potuto evitarlo». Oppure: «Ho mollato la scuola e mi sono trasferito in Alaska perché sentivo che era la cosa giusta». Compiere delle scelte sulla base del nostro intuito emotivo, senza l’aiuto della ragione per tenerci in riga, è praticamente sempre una stronzata. Sai chi basa la propria vita sulle emozioni? I bambini di tre anni. E i cani. Sai cos’altro fanno i bambini di tre anni e i cani? La cacca sul tappeto.

Quante ne ho sentite di questi viziati che continuano a cambiare vita, lavoro, hobby e partner perchè "sentivo che era la cosa giusta", e avrete capito come in realtà penso che vadano le cose: questi non hanno capito che i problemi nella vita esistono, e che non possono scapparne.

È per questo che i nostri problemi sono ricorrenti e inevitabili. La persona che sposi è quella con cui litighi. La casa che compri è quella che ripari. Il lavoro da sogno che accetti è quello per cui ti stressi. Tutto si porta dietro un inerente sacrificio – qualunque cosa ci faccia sentire bene ci farà anche sentire inevitabilmente male.

- Mark Manson

Scegli per cosa combattere

Devi scegliere qualcosa sulla quale generare i tuoi problemi, risolverli, essere soddisfatto per la risoluzione, e quindi felice. Non puoi avere una vita indolore. Non può essere tutto rose e fiori.
Quale dolore vuoi sostenere? È questa la domanda difficile e importante, quella che ti porterà davvero da qualche parte. È la domanda che può cambiare una prospettiva, una vita. È ciò che fa di me me, e di te te. Quello che ci definisce e divide, e che infine ci mette in contatto.

Ho un amico che ha scelto lo spaccarsi in palestra e mangiare fino ai conati come sua battaglia. Vuole diventare un bodybuilder professionista, perciò combatte e soffre per diventarlo, consapevole che il suo dolore sarà la sua forza.

Io, per esempio, ho deciso che la mia battaglia sarà la conoscenza e la comprensione di alcuni ambiti tra cui i mercati finanziari e l'ingegneria del software. Mi sono creato vari problemi e mi sono sentito sopraffatto da questi: ma quei problemi sono stati la mia forza e il motivo per cui ho raggiunto tanti traguardi di cui vado fiero.

Innamoratevi dei problemi derivati da quella cosa che volete raggiungere.

L'abbiamo sentito mille volte: "innamorati del processo e non dell'obiettivo", ed è un'enorme verità.

La persona che sei si definisce in base a quello per cui sei disposto a lottare

- Mark Manson

Spero di aver smosso qualcosa in voi.
With , Alberto.